Il fascino di un luogo fuori dal tempo
Nella millenaria storia del Castello di
Fumone un ruolo di primo piano giocano le numerose leggende legate alla
presenza di fantasmi. Ce ne sarebbero addirittura diciotto! Questo, secondo gli
addetti ai lavori, lo rende il luogo più “infestato” della Penisola. La lunga
serie inizia dal XII secolo con la vicenda dell’arcivescovo Maurizio Burdino
che, nel corso delle aspre lotte per il potere papale, con un colpo di mano si
proclamò antipapa e prese il nome di Gregorio VIII. Fu scomunicato dal papa
legittimo, Callisto II, fatto prigioniero e sottoposto all’umiliazione di
girare per Roma coperto da insulti, pietre e frustate, seduto al contrario su
un cammello e vestito di pelle di caprone. Tra le varie prigioni dove fu
incarcerato c’è anche il Castello di Fumone, dove ancora oggi troviamo una
lapide che ne ricorda non solo la detenzione, ma anche la morte e sepoltura avvenute
nel 1124. Sepoltura dove? Nel castello la sua tomba non è mai stata trovata. E,
mistero nel mistero, un’altra testimonianza dice che in realtà morì tredici
anni dopo, nel 1137, a Cava dei Tirreni.
Continuando a parlare di pontefici, bisogna
menzionare Celestino V, il primo papa ad essersi dimesso dalla carica
(ricordiamo che il secondo è stato Benedetto XVI, più di 700 anni dopo!). Nel
timore che potesse ripensarci e reclamare il trono di Pietro, il suo
successore, Bonifacio VIII, pensò bene di imprigionarlo nel Castello di Fumone.
Poco prima di morire si verificò un evento portentoso: sulla porta della sua cella
apparve una croce splendente sospesa in aria. Fu questo miracolo a decretarne,
pochi anni dopo la morte, la beatificazione.
Presenza decisamente più macabra e tenebrosa
nel castello è il Pozzo delle Vergini, dove venivano gettate le fanciulle da
marito che non giungevano illibate al matrimonio. Molti racconti giurano di
aver sentito i lamenti di quelle povere creature.
La leggenda forse più impressionante
riguarda gli antenati degli attuali proprietari del castello. Ebbene sì, questo
magico luogo non è solo uno splendido museo aperto al pubblico, ma in una parte
di esso vivono ancora i discendenti della famiglia Longhi de Paolis, i marchesi
Fabio e Stefano. Questa antica famiglia nobile entrò in possesso del castello
alla fine del Cinquecento. La storia che qui ci interessa avvenne alla metà
dell’Ottocento, e riguarda il marchesino Francesco Longhi, unico e sospirato
erede maschio in mezzo a sette sorelle. Che sia stato per mano delle invidiose
sorelle o per malattia, sta di fatto che il piccolo morì alla tenera età di tre
anni. La madre, la duchessa Emilia Caetani, impazzì dal dolore al punto che
fece imbalsamare il corpicino del figlio per continuare a stare insieme a lui,
e far ridipingere tutti i loro ritratti colorando di nero i vestiti e gli
sfondi e cancellando qualsiasi espressione di gioia.
Un gruppo di veri e propri “cacciatori di fantasmi” – Ghost Hunters Roma – ha effettuato qualche anno fa delle ricerche per appurare la presenza di attività paranormali. L’esito delle rilevazioni strumentali ha effettivamente confermato la fama che il Castello di Fumone porta con sé.
Testo e foto di Livia Poletti