Quando nasce un monte: il Monte Nuovo
Sono rari gli eventi geologici del passato così ben documentati come la nascita del Monte Nuovo, il più giovane vulcano d’Europa, l’unico di cui si può raccontare nei dettagli la cronaca della sua formazione.
Sappiamo infatti esattamente quando iniziò ad apparire, sappiamo che la crescita del cono durò 48 ore, sappiamo che poi si afflosciò, come un gigantesco soufflé...sappiamo che insieme al Monte nacque, anzi tornò in vita, anche se in dimensioni molto ridotte, il famoso Lago Lucrino degli Antichi Romani, da loro utilizzato per gli allevamenti intensivi di pesce e di ostriche, gli ostriaria, che poi era affondato, scomparso sotto le acque del mare. Sappiamo anche che questa nascita portò alla scomparsa del villaggio medievale di Tripergole, ovvero le “tre pergole”, il frigidarium, tepidarium e calidarium, noto già nel XIII secolo come centro termale e curativo, tanto che lo frequentò persino l’Imperatore Federico di Svevia. Vita e morte dunque perché la grande caldera dei Campi Flegrei respira e il bradisismo solleva e abbassa il suolo anche di molti metri.
Tutto iniziò il 28 settembre 1538 e ai poveri cittadini di Pozzuoli parve fosse una festa: il mare si ritirò improvvisamente per centinaia di metri regalando carrettate di pesce. Ma poi nei giorni, anzi nelle ore seguenti, si susseguirono eruzioni, rigonfiamenti, esplosioni, boati, fumi e lapilli, mentre il suolo si innalzava e sprofondava e tornava ad innalzarsi. Quando la nube di cenere finalmente si diradò, il Vicerè Pietro di Toledo, le autorità e i curiosi salirono sul monte a scrutare il cratere.. incauti, un colpo di coda eruttivo il 6 ottobre 1538 fece molte vittime.
Intorno il paesaggio era cambiato, la linea di costa era avanzata ed era tornato il Lago Lucrino. Tripergole invece era stato completamente distrutto, scomparvero le case, le chiese, il castello, la “speziaria” e l’ospedale con 30 letti fatto costruire da Carlo d’Angiò, le tre osterie per i forestieri benestanti, lo xenodochio ostello per i poveri, la casina di caccia reale e soprattutto scomparvero per sempre le antiche sorgenti termali romane, ben 18 fonti, insieme ai resti della villa di Cicerone chiamata Accademia. La cenere ricoprì Pozzuoli arrivando fino in Calabria.