Baia, spiaggia divina della beata Venere, Baia, dono incantevole della natura che ne è fiera!
“Baia, spiaggia divina della beata Venere, Baia, dono incantevole della natura che ne è fiera!” così Marziale evocava la fascinazione che i Romani provarono per questo luogo ameno, villeggiatura prima dei consoli e dei potenti della tarda repubblica e in seguito degli imperatori romani, tanto che il terreno dove furono costruite ville sempre più lussuose, raggiunse prezzi esorbitanti.
Venere, la Dea dell’amore vi regnava dunque incontrastata e Varrone ammoniva che qui “non solo le fanciulle divengono donne pubbliche, ma i vecchi si comportano come giovani e i ragazzi come ragazze” mentre sempre Marziale affermava sarcastico che le donne vi arrivavano “caste come Penelope” ma poi ripartivano “lascive come Elena”. Città di perdizione e talmente pericolosa che il poeta Properzio scriveva all’amata Cinzia “Affrettati a lasciare la corrotta Baia, una spiaggia che a molti procurerà discordie, un lido nemico delle fanciulle caste. Possano perire le acque di Baia, crimine dell’amore!”.